La fabbrica di mattoni

Pronti, via!!

La fabbrica dei mattoni è partita, si lo so che, guardando le foto, state già commentando che siamo ai tempi di Noè, fare i mattoni a mano ad uno ad uno, ma via, siamo nel 2014!!!
Ebbene sì, va bene così perché, intanto ci sono persone che lavorano e portano a casa la pagnotta ops, scusate, la polenta e poi non ce li abbiamo i macchinari per fare i mattoni a livello industriale, siamo ad Hombolo mica in Brianza eh!!!
Oggi, che ridere, io e Maria avanti e indietro con la moto a comprare i sacchi di cemento (il pick up è ancora in carrozzeria), però mi piace quando siamo impegnati in nuovi progetti, mi fa sentire così viva!
Però, cavoli, una bella moto tipo “enduro” e non quella specie di catorcio che mi ritrovo, mi farebbe anche sentire “nonna sprint”, beh, che c’è da ridere? C’è qualche legge che proibisce agli ultra-sessantenni di guidare una moto del genere? Perché non me la comprate che poi vi faccio vedere io?
Dai, se oggi vi ho fatto sorridere sono contenta, non prendetelo per vizio però, non ne ho tante di notizie “leggere” da raccontarvi ma per oggi va bene così.

Ciao a tutti,
Maria Carla

P.S. Oggi di mattoni ne sono stati fatti 105, ma quanti ne servono per costruire la scuola? Mi sa che ci conviene aumentare il personale, ahahahahahah……………

 

 

Indietro nel tempo!

Hombolo 04 Marzo 2014

Ieri lunedì, sono tornata indietro nel tempo e, lasciatemelo dire, non è stato per niente piacevole.
Ma andiamo per ordine altrimenti non potete capire di cosa sto parlando.
Non vi ho mai raccontato che, mentre mi trovavo in Italia, un nostro dipendente qui ad Hombolo ha usato il nostro pick up ed è andato a sbattere contro un albero.
Il danno è stato ingente e non so quanto tempo ci vorrà per avere i pezzi di ricambio per cui, attualmente, siamo senza macchina. Il problema ad Hombolo non si presenta perché l’auto qui serve a poco infatti, per entrare nei sentieri che portano alle capanne della gente usiamo sempre la moto però, per andare a Dodoma a comprare il cibo per l’asilo o quant’altro, la macchina è diventata indispensabile, a meno che….
A meno che si torna indietro, appunto, e si riprende il bus locale come facevo una volta, aiutooooooooooo!
Mi domando come ho fatto a farlo per sette anni, vi invito tutti ad Hombolo a provare!!
Non ci salivo più da oltre tre anni ma non è cambiato niente, anzi, qualcosa è cambiato, il bus è ancora più scassato di come lo ricordavo e sempre stracarico di persone e di merci.
Qualcuno è stato gentile con me e mi ha ceduto il posto (e meno male perché eravamo pigiati modello sardine in scatola), solo che, il mio sedile, aveva un ferro che fuoriusciva dalla copertura e si conficcava nella schiena e, pigiata com’ero, non potevo muovermi ed ho dovuto tenermelo per un’ora e mezza.
Ma non solo, lungo la strada l’autista continuava imperterrito a fermarsi e caricare gente e così, sale la mamma che ti mette in braccio il suo bambino, quella che ti mette in mano il suo pollo (vivo naturalmente), quella che ti mette sulle ginocchia il suo fagotto e… meno male che a tanti finestrini mancavano i vetri e l’aria fresca del mattino riusciva a mitigare profumi…..
La strada sterrata che porta sulla strada principale per Dodoma, è ancora più sconnessa del solito a causa delle piogge ma, il conducente del bus, procedeva a velocità folle incurante dello sballottamento che i passeggeri dovevano subire.
Giunti a Dodoma, pronti via sotto il sole cocente e, zaino in spalla e borsa a tracolla via di corsa in posta, in banca, a finire di pagare il conto della trivellazione del pozzo, a comprare i ricambi per il mulino, i fagioli per il cibo dei dipendenti e poi, carica modello somarello, di nuovo a prendere quel meraviglioso bus che mi riporterà ad Hombolo.
Pittoresco eh!!!
Maria Carla