Ieri pomeriggio inforcata la mia “super” motocicletta, mi sono addentrata nei sentieri più impervi di Hombolo per andare a trovare i bambini che ora sono in vacanza.
So già quello che mi aspetta e, ormai, dovrei essere abituata ma……
Come si fa ad abituarsi di fronte alla povertà più assoluta?
Come rimanere indifferenti davanti a nugoli di bambini con la pancia gonfia, con i vestiti laceri e luridi da far paura, bambini che non si capisce quando è stata l’ultima volta che hanno visto il sapone e hanno la testa piena di croste?
E ancora, come far finta di nulla quando, sotto un baobab, incontri tanta povera gente che cerca di affogare la vita grama che ha bevendo litri di “pombe” anche per non sentire la fame?
E quando porti all’ospedale del villaggio un ragazzo ustionato con la gamba che sta andando in cancrena e, dopo due giorni, lo ritrovi ancora con le bende con cui lo hai fasciato tu perché, sabato e domenica non si presta servizio all’ospedale!! Che fare?
Nulla! Si accarezzano i bambini, si chiacchiera un po’ con le mamme, si chiede al dottore di fare il suo lavoro e poi……
…..e poi si torna a casa alla vita di sempre, alle comodità di cui non possiamo fare a meno e a tutte quelle cose così indispensabili per noi e di cui, la gente del villaggio, non conosce nemmeno l’esistenza.
Non guardate le foto che vi ho mandato in modo superficiale, osservatele bene e provate ad immaginare la vita in questa capanna, pensate di dovere sgranare il mais ogni giorno per mangiare come sta facendo la donna nella foto, pensate una vita senza acqua corrente, senza lavatrice, senza televisione, senza pc…..
E noi che ci lamentiamo sempre, che vergogna!!!
Maria Carla