“Questa è una di quelle esperienze che ti entrano dentro, nel profondo, per non uscirne mai più.
Mi sono serviti giorni, tanti giorni, dopo il mio rientro in Italia, per riuscire a prendere le giuste distanze, per riprendere in mano la mia vita, per mettere nero su bianco quello che è stato per me questo spaccato di mondo. Alle volte si hanno cosi tante cose da dire che si resta senza parole, immobili, quando tutto intorno a noi continua a scorrere.
Hombolo mi ha donato un equilibrio interiore che non pensavo di poter raggiungere. Certo, prima passando dalla curiosità, poi dallo stupore, dalla sorpresa e dall’incredulità, raggiungendo consapevolezza e riconoscimento. Tutto, ogni singola esperienza, mi è servita per ridimensionare il mio presente facendomi toccare e vedere il vero senso delle cose che ci circondano.
I bambini, la forma più pura dell’uomo, sono stati una presenza costante. Grazie a loro il mio sguardo sul mondo è mutato. Emozioni fortissime mi hanno pervasa quando quella piccola, nera come l’ebano, mi baciava il volto come se volesse respirarmi. O quando quel bimbo, scoprendo quanto amo il suono del bongo, mi aspettava con trepidazione ogni giorno, suonando solo per me. O ancora quando le bolle di sapone invadevano il cielo, infondendo gioia e tanto entusiasmo. Per non parlare di quando ci fermavamo nel bel mezzo del nostro cammino per regalare un pallone, con la “P” maiuscola, ai ragazzi che giocavano per la strada con uno fatto di soli stracci..i loro occhi parlavano una lingua conosciuta. E ancora mi accarezza il ricordo dei canti, dei balli, i salti con la corda..
la felicità che solo le piccole cose possono regalare.
Quante volte ancora avrei voluto offrire la mia “ala” affinchè ogni bimbo potesse riparcisi all’interno, al sicuro.
Giocare, ridere, ballare, creare, imparare con loro, farsi le coccole è qualcosa che non è spiegabile, ogni parola o frase non renderebbe il vero senso delle emozioni provate.
Il contatto per me, per loro, è tutto. E la spontaneità dell’affetto scambiato, vissuto, è qualcosa che lascia il segno. Striature nell’anima, invisibili agli occhi..ma non segni come quelli scoperti con orrore sul piccolo corpicino di Lea, per i quali si cerca invano di accettarne il perché.
Forte è anche stato visitare la Comunità di Madre Teresa di Calcutta, un “non luogo”. Il silenzio che vi regnava era assordante, rimbomba ancora nei miei pensieri. Mi ha trasmesso un senso di immobilità disarmante, nonostante la volontà caritatevole delle suore che la gestiscono.
Il mio, il nostro, viaggio alla scoperta di questa terra, di questo popolo, di questo progetto, mi ha condotta alla ricerca di me stessa..e quella frase che il mio caro zio è solito ripetere affiora alla mia mente: “l’importante nella vita è capire chi siamo e dove stiamo andando”.
In Tanzania, ad Hombolo, non mi sono posta solo mille e mille domande. Ho trovato anche alcune risposte. E’ strana la vita.. per questo viaggio sono partita leggera, con il bagaglio personale più piccolo che si sia mai visto, ma al ritorno è quello più carico di emozioni di felicità.
L’Africa, questa Africa, mi ha regalato emozioni intense.. alle volte talmente forti che non pensavo potessi essere all’altezza di viverle, elaborarle, comprenderle ed accettarle.
L’insegnamento che ho tratto è che non serve conoscere la stessa lingua per “parlarsi”, basta entrare in relazione con il cuore, sentirsi..e viversi.
Un grazie va a Maria Carla: una mzungu (in swahili, Europea o donna bianca) , una mamma, una nonna, un’infermiera, un’assistente sociale, una amministrativa.. e tutto con “i contro fiocchi”!!
E’ una donna multitasking, come la si potrebbe definire in tempi moderni. Una donna in grado di essere diverse cose e capace di assumersi molteplici ruoli, per raggiungere gli obiettivi ai quali tende con tutta se stessa. Ad Hombolo ho visto l’aiuto vero, quello disinteressato, limpido, di chi ci mette tutto: cuore, anima e testa ma non solo.. anche pazienza, tempo, competenze e tanta voglia di fare.
E un grazie vero, che passa dal cuore, va anche a Laura. Mia compagna di viaggi e di vita. Grazie a lei ho avuto la forza per affrontare quello che fino a prima di conoscerla era rimasto solo un bel sogno. Partire per me è stata la svolta e dopo tanto tempo che il desiderio è venuto a farsi sentire, viverlo ha tutto un altro sapore. L’attesa è stata lunga ma ben ripagata!
Quando il viaggio stava per terminare c’è stato un momento in cui ho pensato a questa esperienza come a quell’attimo in cui tutto, alla luce del sole che tramonta, lascia la sua lunga ombra sulla terra rossa. Questa è l’immagine che voglio regalarvi perchè è stato l’istante in cui ho realizzato che non sarebbe stato un addio ma solo un arrivederci.
Aprile arriverà presto..”
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