La vita ad Hombolo

Sì, lo so, è da tantissimo tempo che non mi faccio sentire ma, per raccontare cose tristi ogni volta, cosa scrivo a fare?
Non che oggi che mi sono decisa abbia qualche cosa di bello da dire, anzi!
Ad un certo punto, però, anch’io ho bisogno di condividere con voi i problemi e il dolore di Hombolo….
Cominciamo con la pioggia; giuro che non chiedo più niente ne a Babbo Natale ne al Padreterno, tanto il tempo fa comunque come gli pare e, in questo posto maledetto non c’è un anno di grazia dove piova nel modo giusto per avere un buon raccolto e, qualche volta, andare a dormire con la pancia piena!!
Prima la stagione inizia con piogge copiose, anche troppo, poi un mese e mezzo senza una goccia d’acqua ed ora, col raccolto ormai compromesso, pioggia a volontà giusto per rovinare quel poco che si era salvato!
Ho visto coi miei occhi bambini accendere un focherello e arrostire topolini.
Ho visto anche bambini che mangiano la sabbia, vedo bambini piangere all’asilo in attesa della colazione perché l’ultimo pasto che hanno avuto è stato il pranzo del giorno prima, vedo le persone anziane con negli occhi la rassegnazione di chi, un buon pasto, forse non lo ha mai avuto.
E poi, vedo bambini con le gambe o le braccia rotte perché cadono dagli alberi dove si arrampicano per prenderne i frutti selvatici, vedo bambini con terribili ustioni perché non sanno aspettare e mettono le mani nella pentola o, addirittura, se la rovesciano addosso, vedo bambini che muoiono…….
Il nostro piccolo Jenzi, con noi all’asilo già al terzo anno, qualche giorno fa ci ha lasciati annegato nel lago di Hombolo, cercava ristoro dal caldo insieme ai suoi amichetti che non sono stati capaci di aiutarlo.
E Yoshua, quattro mesi, la sua mamma lo aveva buttato via lo scorso Febbraio. Di corsa all’ospedale, non si riscontrava nessuna conseguenza, oggi invece, ci ha lasciati.
Non chiedetemi perché, non lo so! Temo però che sia la conseguenza dell’ignoranza e della superstizione che porta la gente del villaggio a preferire lo stregone invece del medico, le credenze tribali sono ancora molto radicate ed è difficile estirparle.
La lista poi dei problemi che dobbiamo affrontare ogni giorno, è molto lunga ma, lasciamo perdere, in fondo si potranno risolvere, forse col tempo…
In una giornata così triste c’è però un raggio di luce, ricordate la bambina assalita dalle api? È finalmente tornata dopo mesi di degenza ed è guarita perfettamente, hanno fatto davvero un buon lavoro di chirurgia plastica, complimenti ai medici!
Mi rendo conto solo ora che non vi ho nemmeno fatto gli auguri di buona Pasqua, sarà perché è passata così inosservata…..
Maria Carla

Non è un Camel Trophy

No, non sono tornata dal “Camel trophy”, sono solo andata a Dodoma per comprare riso e fagioli per la scuola!
Ma dico io, caro Babbo Natale, ho capito che hai accontentato la mia richiesta di mandare la pioggia , e te ne ringrazio ma, “Un po’ meno di fervore nello spingere le nuvole sopra Hombolo, no eh”!!!!
Abbiamo bisogno di pioggia per le coltivazioni ma non di un alluvione!…
Le piante del mais che sono già nate dopo la prima pioggia, le vuoi annegare?
E le capanne di fango spazzate via? E le strade dissestate che hanno già tagliato fuori i villaggi circostanti perché il bus non può più passare?
Insomma “Datti una calmata, caro Babbo”!
Possibile che in questa regione non ci sia la “misura”? O la siccità, o le alluvioni!
No, non sono incontentabile, chiedo solo un po’ di tregua, chiedo una “pausa” alle sofferenze quotidiane, chiedo per la gente, un 2016 con la polenta abbondante tutti i giorni!
Maria Carla