Tornata a casa!

Hombolo 27 Giugno 2015

Ebbene sì, sono tornata a casa ad Hombolo!
Non è cambiato proprio nulla, il solito sole, il solito vento, la solita polvere, la solita gente, la solita fame…..
Ma anche il solito cielo stellato, i tramonti di fuoco e i soliti bambini che mi chiamano a gran voce quando passo in moto attraverso il villaggio!

E allora?
Allora sì, valeva proprio la pena di tornare!

Maria Carla

PASSO DOPO PASSO: L’ARRIVO A SANTIAGO DE COMPOSTELA

42 e ultima tappa Santiago de Compostela 11 giugno 2015

Carissimi,
E così siamo giunti alla fine; e così siamo arrivati in questa splendida piazza. Quarantadue magnifici giorni, mille chilometri tra strade, sentieri, boschi e pascoli, decine e decine di persone incontrate e conosciute.
Così siamo giunti a vedere da lontano le guglie della Cattedrale e poi sempre piu’ vicino, sempre piu’ visibili nei particolari con i nostri occhi. Così siamo giunti a vedere quel cartello stradale con scritto SANTIAGO e senza i chilometri accanto: voleva dire che eravamo proprio arrivati!
Vorrete sapere da me le sensazioni. Bè anche io vorrei essere in grado di potervele descrivere. E’ un misto tra meraviglia, sorpresa, riconoscenza, entusiasmo; è un insieme tra gioia, malinconia, speranza, sorrisi e lacrime. Proprio questi, sorrisi e lacrime, hanno caratterizzato l’ingresso in piazza. Non puoi trattenerti dal sorridere ma nello stesso tempo ti abbandoni al pianto che non è liberatorio di qualcosa ma consapevolezza dell’esperienza che hai fatto e di come l’hai condivisa con amici vicini e lontani e con persone che non conoscevi fino a quarantadue giorni fà.
Sono entrato in piazza e mi sono guardato intorno non per cercare qualcuno in particolare ma per fare mio con gli occhi tutto quello spazio che improvvisamente ti si apre davanti. Per un attimo ti senti e ti vedi da solo in quella piazza; tutto e tutti spariscono ma è questione veramente di un attimo; tutto poi torna alla normalità, quella che per noi pellegrini non è proprio normalità perchè non è proprio normale fare 1000 chilometri a piedi. Ma sappiamo lo spirito che ci ha animato, le motivazioni che ci hanno spinto ad intraprendere questo cammino, i nostri bambini tanzaniani che aspettano il risultato della nostra raccolta. E allora spariscono la fatica, i dolori, le tensioni muscolari, il sonno; affiorano come ho scritto prima tutti quei sentimenti comunque provati giorno dopo giorno in occasione delle albe, dei tramonti, di una tappa lunga portata a termine, del cinguettio degli uccelli e l’odore del fieno nei pascoli attraversati.
Mi sono disteso per terra perchè è bello guardare la facciata della Cattedrale dal basso; ti sovrasta ma nello stesso tempo ti culla e ti abbraccia come un ultimo gesto di accoglienza e di riconoscenza per la fatica che hai fatto per arrivare a vederla. Mi sono disteso, ho chiuso gli occhi e sono ripassate immagini, persone, voci e suoni; così come un unico flash cinematografico dove lo schermo è la tua mente e la macchina che proietta è il tuo cuore.
Ho rivisto ciascuno di voi; quelli che ho avuto la possibilità di incontrare prima della partenza e quelli che conosco comunque da tempo. Ho rivisto le mie paure, le mie incertezze, il periodo della preparazione, il conto all’arrovescia dei giorni a lavoro. Ho rivisto la partenza in aereo, il saluto con Paola e i miei figli; ho rivisto le facce dei pellegrini nella prima giornata di cammino: alcuni li avrei continuati a vedere altri li avrei persi di vista. Ho rivisto il mio ginocchio gonfio e gli amorevoli massaggi di Marco. Ho rivisto le Croci, i sassi lasciati alla loro base. Ho rivisto le persone dei paesini conosciuti tre anni fa.
L’ultima notte è trascorsa agitata, come sempre. Non vedi l’ora di rimetterti in marcia perchè è quello il gesto piu’ naturale che hai fatto per 42 giorni. Non vedi l’ora di contare per l’ultima volta i chilometri che mancano, di dare quel buongiorno al sole perchè comunque tu ti alzi prima di lui. E’ una sana agitazione che rientra anche questo nella normalità del pellegrino che arriva all’ultima tappa, al traguardo finale non di una corsa ma di un pezzetto della propria vita; perchè il cammino è un pezzetto della mia vita ed è bello averlo cercato, vissuto, condiviso e amato.
Grazie a tutti voi della partecipazione, del tempo che avete messo nel leggermi, nella comprensione che avrete avuto nel capire le sfumature e leggere tra le righe. Grazie per le scatoline, per il vostro impegno nel riempirle ma sopratutto nell’averne capito lo scopo che va oltre quello di aver messo una moneta in un contenitore. Grazie anche per quello che potrete fare nel futuro per i bambini di Hombolo: li abbiamo portati con noi e anche oggi quattro di loro hanno camminato al nostro fianco. Non avete idea dell’aiuto che ci hanno dato durante le difficoltà. O forse si: lo avrete capito anche voi perchè sono i nostri bambini: miei e vostri. Grazie a Radio Toscana, Leonardo e Sabina, che non solo ci hanno seguito via etere ma sono stati sostegno e strumento per tutto quanto.
Un ringraziamento particolare a Marco, il collega che fino a Salamanca ha camminato con me e Loris. Hai lasciato un segno indelebile in quei 500 chilometri che hai percorso con entusiasmo e sofferenza. Grazie infine a Loris con il quale per la seconda volta ho camminato al suo fianco; a Mirella che ha sopportato le sofferenze dei piedi piagati; alla mia dolce metà, Paola, che è stata più di metà in tutto quanto il cammino e nella vita insieme.
E adesso torneremo più e più volte nei prossimi giorni in questa piazza e mi vedrò circondato dai bambini di Hombolo come mi ha scritto Alessandro. Basta chiudere gli occhi e crederci.
Con affetto. Nicola.