Mi vengono solo due parole “desolazione” e “fame”.
Cos’altro posso vedere nell’immediato futuro di Hombolo se il sole imperversa e la pioggia non si sa più nemmeno dove stia di casa?
Aggirandomi per le campagne dove tutto inaridisce sotto un sole implacabile, cosa vedo se non desolazione? Provo una stretta al cuore immaginando già la fame che porterà tanta gente alla nostra porta a chiedere cibo.
Non c’è nemmeno la “mlenda”, quell’erba spontanea che cresce nei prati durante la stagione delle piogge, non ci sono arachidi, i girasoli non crescono, nel lago hanno proibito di pescare per tre mesi, ma cosa mangerà la gente di Hombolo?
E le mucche? Le capre? Cosa mangeranno se non cresce nemmeno l’erba?
Forse la pioggia tornerà nel prossimo mese di Marzo ma, le coltivazioni ormai aride non potranno rinverdire, seminare di nuovo non sarà possibile perché, comunque, la stagione delle piogge si avvia verso la fine e il tempo non è più sufficiente per la crescita del mais e del miglio, e allora? Allora si aspetta pazientemente una stagione migliore, ci si arrabatta giorno per giorno a cercare quel poco di mais o di miglio per la polenta quotidiana (una volta al giorno) e, per non sentire i morsi della fame ci si avvolge nella “kanga” e, sdraiati per terra, si cerca ristoro nel sonno.
E magari, dormendo, si potranno sognare immense coltivazioni verdi con grandi pannocchie, donne che, cantando, raccolgono la mlenda nei prati, bambini felici con la pancia piena, e tanta, tanta acqua che ristora dalla calura del sole.
Forse, un’altra volta, forse……
Maria Carla
ma la pioggia dov’è?
Lontani eppure vicini…
Non saprei quale aggettivo usare per definire la tecnologia moderna, certo è meraviglioso potere parlare a tu per tu con persone che si trovano a 10.000 Km di distanza lontano da te.
È successo ieri quando mi sono collegata con le classi 3 E ed F del Liceo delle Scienze Umane ‘G. Carducci’ di Ferrara, tanti giovani studenti in classe con la loro professoressa, ed io seduta all’ombra del baobab.
Gabriella (la prof) in collaborazione con la direzione della scuola, ha voluto far conoscere ai suoi ragazzi la realtà di un villaggio africano ed ha spiegato loro ciò che stiamo facendo per questa popolazione.
Sono certa che i ragazzi non siano rimasti indifferenti e che questo “incontro” abbia suscitato in essi sentimenti di solidarietà.
Mi piacerebbe tanto che gli studenti della Liceo Carducci e tutti i ragazzi che, in Italia, hanno la fortuna di studiare, sapessero che qui ad Hombolo non tutti hanno tale possibilità, dovrebbe essere un diritto sacrosanto ma qui non lo è.
Molti, troppi bambini non vanno a scuola, magari solo per l’ignoranza dei genitori che pensano sia più utile mandarli a pascolare le capre, ma anche perché, alcuni, non hanno nemmeno la possibilità di comprare la divisa che qui è obbligatoria.
Il grande Nelson Mandela diceva che:”L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo”.
Noi ce la mettiamo tutta per dare queste “armi” ai bambini di Hombolo anche con la scuola che stiamo costruendo per loro e che, sicuramente, non gestiremo con l’uso del bastone.
Grazie a tutti voi che avete dedicato il vostro tempo per conoscerci, mi auguro che possiate imparare ad amare Hombolo e i suoi bambini.
Maria Carla