Le donne di Hombolo

 

Che brividi!! Ma no, non di freddo, sono brividi che ti attraversano il corpo quando ti trovi in situazioni che ti danno un’emozione profonda, e questo mi è successo, come ogni volta, anche Domenica scorsa in chiesa durante la Messa. Non riesco ancora a capire, dopo undici anni, come sia possibile che un popolo come quello di Hombolo provato dalla miseria e dalla fame, riesca a trasmettere una gioia esplosiva nei canti e nei balli che animano le celebrazioni liturgiche. La musica, i canti e i balli, sono così coinvolgenti che non puoi non partecipare e, quando le donne esplodono nel “kigelegele” (suono prodotto dal movimento velocissimo della lingua) ti trema il cuore e ti viene la pelle d’oca. Stavo pensando che le donne di Hombolo hanno davvero una vita grama ma non si lamentano mai, accettano la sofferenza come se fosse “normale” mentre sanno invece gioire per un buon raccolto che garantisca la polenta tutti i giorni, per un secchio d’acqua pulita, per la pioggia, per il sole, per un sorriso e una parola che scambi con loro quando le incontri….semplicemente!

Maria Carla

Le mille facce della povertá!

 

Ieri pomeriggio inforcata la mia “super” motocicletta, mi sono addentrata nei sentieri più impervi di Hombolo per andare a trovare i bambini che ora sono in vacanza.
So già quello che mi aspetta e, ormai, dovrei essere abituata ma……
Come si fa ad abituarsi di fronte alla povertà più assoluta?
Come rimanere indifferenti davanti a nugoli di bambini con la pancia gonfia, con i vestiti laceri e luridi da far paura, bambini che non si capisce quando è stata l’ultima volta che hanno visto il sapone e hanno la testa piena di croste?
E ancora, come far finta di nulla quando, sotto un baobab, incontri tanta povera gente che cerca di affogare la vita grama che ha bevendo litri di “pombe” anche per non sentire la fame?
E quando porti all’ospedale del villaggio un ragazzo ustionato con la gamba che sta andando in cancrena e, dopo due giorni, lo ritrovi ancora con le bende con cui lo hai fasciato tu perché, sabato e domenica non si presta servizio all’ospedale!! Che fare?
Nulla! Si accarezzano i bambini, si chiacchiera un po’ con le mamme, si chiede al dottore di fare il suo lavoro e poi……
…..e poi si torna a casa alla vita di sempre, alle comodità di cui non possiamo fare a meno e a tutte quelle cose così indispensabili per noi e di cui, la gente del villaggio, non conosce nemmeno l’esistenza.
Non guardate le foto che vi ho mandato in modo superficiale, osservatele bene e provate ad immaginare la vita in questa capanna, pensate di dovere sgranare il mais ogni giorno per mangiare come sta facendo la donna nella foto, pensate una vita senza acqua corrente, senza lavatrice, senza televisione, senza pc…..
E noi che ci lamentiamo sempre, che vergogna!!!
Maria Carla