Acquaaaaa!

Acquaaaaaaaaaaaaaaaa!!
“E allora”? Direte voi, “Sai che novità se apri un rubinetto e scende l’acqua”!
Altro che se è una novità! Chiedetelo alle donne delle capanne vicino al terreno dove sorgerà la scuola che, per la prima volta, hanno l’acqua quasi fuori la porta di casa, venite a vedere la loro gioia e il loro stupore.
Sono contenta, ieri i tecnici della Water Project hanno messo in funzione la pompa del nuovo pozzo e un altro passo è stato fatto, la “fabbrica dei mattoni” continua e, non appena ce ne saranno a sufficienza, cominceremo a costruire gli edifici che ospiteranno le aule.
“Pole pole”, piano piano, si dice sempre qui ad Hombolo e io mi ci sto abituando, la frenesia del fare tutto e subito, lasciamola ai miei concittadini “brianzoli” tanto, mattone su mattone, vedrete che ci arriveremo anche noi. Ogni tanto mi viene da pensare che sono matta ad imbarcarmi anche in questa avventura anche perché sono amareggiata per qualche problema sorto ultimamente, ma lasciamo perdere, mi basta percorrere le strade del villaggio e sentire le voci dei bambini che mi chiamano e tutto il resto passa in secondo piano però, è dura ragazzi!!
Meno male che ci siete voi!
Maria Carla

Speranza vana!

…..speranza vana!!
Era un periodo tranquillo, la mattina all’ambulatorio, finalmente nessun bambino o adulto ustionato,nessun bambino con la testa piena di pustole, nessun anziano con gli occhi devastati dal glaucoma che ti chiedono il collirio come se fosse l’acqua santa, solo poche mamme in cerca della medicina che non hanno trovato all’ospedale e qualche bambino che si inventa una piccola ferita per avere una caramella, e poi…
E poi, stamattina, l’”umanità” che affollava il portico, in attesa con i problemi più svariati, ha posto fine alla tregua.
Parecchie persone adulte e qualche bambino, sono stati azzannati da cani, probabilmente idrofobi, riportando lacerazione anche molto profonde e, ciò che noi potevamo fare, era solo aiutarli economicamente ad andare all’ospedale della città perché, oltre alle ferite da suturare, avevano bisogno del trattamento anti-rabbia che, tra l’altro, è molto costoso.
E quando pensavamo, io e Maria, di avere finito di medicare altre piccole ferite, dare le medicine prescritte dal medico alla gente che non le può comprare ed avevo già lo spazzolone in mano, ecco che ci portano sulla bicicletta, una ragazza che si lamentava a voce alta poi, portata di peso sulla sedia all’interno e, aperto la “kanga” che le fasciava le gambe, vediamo un’ustione che interessava completamente la gamba destra.
Tornava dall’ospedale del villaggio dove, per mancanza di pomate, garze, eccetera, non le avevano prestato nessun soccorso.
Lasciatemelo dire, per favore, non mi parlate di mala sanità in Italia!
Qui non c’è la mala sanità, qui l’assistenza sanitaria non c’è proprio.
Abbiamo una maestra del nostro asilo che ha qualche problema di natura psicologica e, nel migliore ospedale psichiatrico della Tanzania che si trova a Dodoma, quindi vicino a noi, è rinchiusa in una stanza sprangata e chiusa con un grosso lucchetto, nuda e senza nessun conforto, nemmeno un letto per riposare, deve dormire sul pavimento di cemento e, sulla porta, un piccolo sportello per comunicare con lei.
È stato uno shock andare a trovarla e non potere fare nulla, solo inserire le mie mani nella piccola apertura e accarezzarla e non potere ascoltare le sue suppliche di tirarla fuori di li.
Ancora una volta ho avuto una lezione, chissà se riuscirò mai a smettere di lamentarmi per quello che non ho e, invece, ringraziare Dio per quello che ho compreso l’affetto di tutti voi che mi seguite e mi sostenete e, mi auguro, continuate a farlo, grazie!

Maria Carla