Hombolo 28 Dicembre 2012
…..e pensare che la notte di Natale era incominciata così bene!
La pioggia scendeva copiosa ma tranquilla, senza tuoni e fulmini e senza quel ventaccio che distrugge ogni cosa ma rendeva l’aria infuocata del giorno fresca e mite.
Non ci siamo lasciati spaventare dalla pioggia e, con le ciabatte di plastica ai piedi, siamo andati in Chiesa per seguire la messa della nascita di Gesù.
La chiesa era addobbata in maniera un po’ folcloristica come piace ai locali ma, con le porte spalancate e tutte le luci accese, sciami di grasse termiti con le ali, volavano in tutte le direzioni impegnando i fedeli a scacciarle più che seguire la funzione.
Le ragazze e i ragazzi del coro cantavano a squarciagola e ballavano manifestando tutta la loro gioia per la nascita di Gesù come solo in Africa ho visto fare.
Tutto ciò è molto coinvolgete e ti ritrovi senza volerlo a battere le mani e ondeggiare al ritmo della musica.
Alla fine della funzione non c’era nessun panettone da tagliare ne spumante per brindare e, tantomeno come si usa dalle mie parti a Cantù, la trippa da mangiare, non c’erano nemmeno regali da scartare però si tornava a casa con quella nuova “Luce” che nasce nel cuore in tutti noi a Natale.
La mattina dopo il sole brillava già feroce e, camminando per il villaggio, ero stupita di come tutto fosse uguale ad ogni altro giorno, donne che andavano al pozzo a prendere l’acqua col secchio in testa, ragazzi che trainavano carretti con più bidoni da portare a qualcuno che avrebbe dato loro qualche centesimo e, sulla strada polverosa i soliti banchetti malandati con le donne che vendono qualche pomodoro e qualche banana.
E poi, nei campi, ho visto mamme col loro piccolo sulla schiena, zappare e gettare il seme dl granoturco…sì, anche a Natale.
La pioggia caduta durante la notte è stato il regalo più bello per chi, con la consapevolezza di potere sopravvivere solo col lavoro dei campi, non può permettersi di aspettare domani perché oggi è Natale e affida subito alla terra i semi che sono tutta la loro speranza.
….e mentre nasceva Gesù Bambino anche Helina, 23 anni, partoriva il suo secondo bambino all’ospedale della città ma, dopo poche ore, lei e il suo bambino se ne andavano, insieme.
Andare a prenderla il giorno dopo col nostro pick up, è stata la cosa più straziante che mi sia mai capitato di vivere, avvolti solo nelle tipica Kanga, un telo stampato con cui si vestono le donne del villaggio, li abbiamo portati a casa distesi sulle ginocchia dei parenti.
Mi spiace di non potervi raccontare di luci scintillanti, regali ricevuti e pranzi succulenti ma, ho intitolato questa lettera “Cronaca di Natale” e questo è quanto.
A presto,
Maria Carla
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