Paola

”Non l’avevo ancora lasciata che già ne sentivo la mancanza” prendo in prestito le parole di Ernest Hemingway perché sono quelle che meglio di tutte descrivono la sensazione che si prova lasciando Hombolo, tanto intensa che ci ha fatto tornare dopo solo sei mesi dalla prima esperienza. In effetti anche Hemingway si riferiva all’Africa e Hombolo incarna ancora quell’Africa fatta innanzitutto di persone, di colori, di sensazioni forti che ti fanno sentire bene. Voi direte, come si fa a sentirsi bene in mezzo a tanta miseria, malattie e la mancanza di beni di prima necessità? Ad Hombolo ti senti bene perché avverti la presenza dell’umanità più vera, spoglia da tutti gli inutili “fronzoli” di cui ci contorniamo nei nostri paesi “ricchi” inseguendo e accumulando cose che non ci renderanno mai felici come possono renderci felici gli occhi luminosi dei bambini dell’asilo, le loro manine che si aggrappano alle tue e che fanno a gara per essere presi in braccio. Provo una sana invidia per Maria Carla perché lei può assaporare questa gioia interiore tutti i giorni, perché io lo so che, anche alla fine delle giornate peggiori, quelle che tutto va storto, dove le difficoltà non sembrano ma sono insormontabili, lei va a dormire sfinita ma cosciente di aver fatto qualcosa di grande, tutti i giorno. Ad Hombolo è tutto più grande di te, problemi che da noi sarebbero risolvibili in un niente, lì diventano enormi, da quelli di salute, a quelli burocratici, a quelli tecnici, e solo chi ha visto può rendersi conto dell’enormità del lavoro svolto da Maria Carla. Dopo essere stata ad Hombolo, non passa giorno che io non pensi a quella realtà, a quelle persone, e sono passati quattro anni dalla prima volta. E’ difficile, molto difficile, descrivere delle sensazioni, sarebbe più facile parlare del paesaggio, del sole, della pioggia che non scende e di tutte le innumerevoli attività di cui si occupa Maria Carla quotidianamente, ma credo di questo non ci sia bisogno, è stato già ampiamente descritto. Preferisco tentare di farvi percepire che Hombolo ti entra dentro come un tornado e non ti lascia più perché quando torni vedi tutto con occhi diversi e la cosa più brutta è che molti non ti capiscono quando dici che il più bel Natale della tua vita è stato quello trascorso a casa di Maria con i bambini del villaggio seduti in terra che mangiavano avidamente piattoni di riso, e la netta sensazione di disagio, al rientro in Italia, alla vista delle vetrine dei negozi pieni di cose inutili. Si purtroppo molti non capiscono, ma io continuo a parlare di Hombolo a tutti quelli che incontro. E ci tengo a testimoniare che il lavoro svolto dall’associazione è encomiabile e Maria Carla una vera “marescialla” che fa rigare dritto tutti perché le cose devono funzionare bene e perché non si fa assistenzialismo ma si guida questa gente verso un futuro migliore senza mai togliere loro la dignità. Spero di tornare presto, di poter riabbracciare i miei tre bambini e spero di poter fare sempre di più anche se non potrò mai ripagare quello che Hombolo ha dato a me. Insomma voglio testimoniare che “Hombolo ti fa bene” e allora noi cerchiamo di fare bene ad Hombolo, c’è una scuola da costruire se non sbaglio.

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